Tu che rapporto hai con la ricchezza? [5 identikit per stabilirlo]

rapporto con la ricchezza

Tu che rapporto hai con la ricchezza? [5 identikit per stabilirlo]

Se avessi più denaro sarei più felice!. Quante volte ti è capitato di pensarlo? Probabilmente è vero, ma non per quello che crediamo solitamente: essere ricchi rende più felici perché rende più liberi. Non è, dunque, il mero possesso delle cose materiali a determinare il nostro benessere e il nostro modo di vivere. Il ricco è colui che riesce a soddisfare i propri bisogni ma soprattutto i propri sogni.

 

[bctt tweet=”Ricco è colui che è libero di vivere la vita che desidera.” username=”GiuseppeP_Gallo”]

 

Alcuni di noi hanno un rapporto contraddittorio con la ricchezza: la desiderano, la anelano, epperò nel concreto la temono. Già, perché diventare ricchi, essere liberi di vivere la vita che desideriamo richiede impegno, richiede coraggio, richiede spirito di sacrificio e necessita di una visione ampia e avveduta. C’è poi chi crede che tutti i ricchi siano nati già con un conto in banca strabordante di benessere e chi ritiene che i ricchi siano tutti persone fortunate o poco oneste. Nulla di tutto questo. La ricchezza è, prima di ogni cosa, uno stato mentale, un approccio alla vita e alla quotidianità. Il modo in cui vivi il tuo rapporto con la ricchezza determina chi sei e chi sarai.

Ora, ti domando: tu che rapporto hai con la ricchezza? Cosa credi che sia? Quanto credi sia importante nella tua vita? Per capirlo puoi affidarti all’analisi di questi 5 identikit che identificano alcune categorie tipo nel rapporto con la ricchezza e con la libertà. Lungi da qualsiasi altro tipo di considerazione, lo scopo di questa riflessione è di far sì che ognuno di noi possa riflettere su dove e come si trova davvero oggi e su dove vuole dirigersi.

 

5 identikit definiscono il rapporto con la ricchezza

Gli identikit che definiscono il rapporto che abbiamo con la ricchezza sono: dipendenti e posto fisso, liberi professionisti, dirigenti o manager, imprenditori e investitori. Analizziamoli singolarmente.

#1. I dipendenti e il posto fisso

Tante volte sono una categoria ambita, soprattutto al Meridione, dove a causa di retaggi culturali ancora oggi ben vivi il posto fisso (soprattutto quello nelle forze di polizia, nelle forze armate o nel mondo della scuola) è considerato quanto di più sublime si possa trovare nella vita lavorativa. Purtroppo, questa categoria, con le dovute eccezioni, ha atteggiamenti e modi di fare mossi da rassegnazione, poca obiettività e assenza di critica costruttiva. Queste persone, solitamente, si lamentano di colleghi e superiori, ragionano e fantasticano con i soldi degli altri e le entrate certe percepite sono programmate in uscita con proiezione mensile, cioè sino alla fine del mese successivo, quando arriverà il nuovo stipendio. Coloro che riescono depositano i loro risparmi sui propri conti correnti postali e/o bancari, facendo sì che quelle piccole cifre, tanto sudate, restino ferme, subiscano l’inflazione e producano nulla.

Perché rassegnarsi a questo stato di cose quando, invece, il cambiamento è possibile?

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#2. I liberi professionisti

Il fulcro della loro vita è il percorso di studi che hanno seguito e il continuo aggiornamento professionale. Le loro certezze si basano, legittimamente, proprio sui titoli di studio e sull’esperienza raggiunta nel proprio campo lavorativo. Con le dovute eccezioni, i liberi professionisti sono persone dall’ego accentuato, non sono inclini a delegare facilmente e, in particolare nelle zone meno ricche del Paese, si reputano indispensabili ed esclusivi, faticando a riconoscere che la loro esistenza è legata esclusivamente ai propri clienti.

Alcuni liberi professionisti, per insicurezza, per timore di rischiare o per mancanza di una forte autostima, operano per conto di colleghi “piu’forti”, diventando dei veri e proprio dipendenti del posti fisso, ma, incredibilmente, con minori tutele rispetto a quest’ultimi. Altri, per loro fortuna, puntano a successi economici e li ottengono, ma difficilmente riescono a sfruttarli per produrre ulteriore ricchezza. I professionisti possono diventare davvero “liberi”, ma prima devono imparare a delegare, cosa che gli permetterà di strutturarsi e quindi di assistere al meglio i loro clienti, e devono imparare a diventare finanziariamente intelligenti.

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#3. I dirigenti o manager

Sono coloro che in un’azienda o in un ente (sia privato che pubblico), hanno la responsabilità di perseguire determinati obiettivi attraverso la definizione autonoma delle giuste strategie, ovvero della pianificazione, della direzione, della coordinazione e del controllo delle risorse aziendali, sia umane che di altra natura. Nelle aziende pubbliche o in quelle private ben strutturate esistono vari livelli di manager, in genere organizzati con un sistema gerarchico.

Il termine manager deriva dal latino manu-agere, cioè condurre per mano e nel nostro Paese spesso è usato in modo improprio, finendo per indicare coloro che esercitano un lavoro che garantisce notorietà, benessere ed agio. Insomma, quando parliamo dei manager pensiamo, erroneamente, a quelle persone che sono sempre in viaggio, guadagnano tanti soldi e spesso sono confusi con gli imprenditori. Ecco perché è necessario fare chiarezza: alcuni manager rappresentano un buon compromesso rispetto alla “piramide della ricchezza”, poiché effettivamente molti di essi percepiscono compensi elevati. Se facciamo riferimento alla libertà di vivere, però, sono anch’essi poco liberi poiché irretiti verso la rincorsa continua all’ascesa e alla carriera, che purtroppo non sempre dipenderà esclusivamente dalle loro effettive capacità. In genere i manager vivono proprio con l’obiettivo di “fare carriera”, finendo per consentire all’imprenditore o ai manager apicali di crescere sempre di più.

Cosa dovrebbero fare i manager? Dovrebbero non fossilizzarsi esclusivamente sulla carriera ma aprire i loro orizzonti e godersi anche qualche momento in più di libertà, dovrebbero investire correttamente i loro ricavi in modo da creare entrate semiautomatiche con le quali, quando decideranno di mollare la carriera, saranno finalmente liberi.

 

[bctt tweet=”I 5 identikit che definiscono il rapporto con la ricchezza” username=”GiuseppeP_Gallo”]

 

#4. Gli imprenditori

L’imprenditore è attratto dalle opportunità che trasforma in realtà, agendo e vivendo nella liberta’. Non ragiona in termini di risorse, di cui non sempre necessariamente dispone, diversamente da quello che si può pensare, ma pensa in ragione delle occasioni e dei vantaggi che riesce a fiutare, dopo e grazie a un percorso formativo indispensabile. L’imprenditore dipende da nessuno e punta all’obiettivo investendo il proprio tempo nella maniera più proficua possibile.

L’imprenditore che crea aziende è come se mettesse in vita dei figli propri, che gradualmente dovrà educare all’autonomia, alla responsabilità e alla capacità decisionale grazie all’impiego di procedure che dovrà saper creare ed applicare. E’ proprio questo protocollo gestionale e operativo che gli consentirà di diventare libero e di vivere senza catene. Il buon imprenditore, quindi, potrà essere più o meno ricco, non ha orari da rispettare, non dipende da capi, può lavorare a prescindere dal posto in cui fisicamente si trovi, pensa e dice ciò che desidera a chi vuole e quando vuole. L’imprenditore è libero.

Leggi anche: Chi è il Leader [+ le 10 doti del Leader].

 

#5. Gli investitori

È la categoria più affascinante e totalmente ispirata ai criteri di libertà. L’investitore è, appunto, chi investe soldi con lo scopo di vederli moltiplicare. Come fa? Crede fermamente in un affare su cui decide di fidarsi e di andare fino in fondo. Se ci pensi, è un po’ come il gioco d’azzardo ma con un’enorme differenza di fondo: il gioco si fonda sulla fortuna e quindi chi gioca d’ azzardo ripone la sua totale fiducia in qualcosa di incontrollabile, la sorte. L’investitore, invece, scommette su un obiettivo che ha individuato, ha analizzato a fondo e lo ha convinto. In altre parole, l’investitore è chi, animato da coraggio, deve studiare e formarsi su cosa e come investire.

In linea generale, potremmo anche dire che tutte le categorie precedentemente citate potrebbero essere comprate dall’investitore e, nello stesso tempo, tutte potrebbero ambire a diventare investitori. Cosa è necessario per riuscirci? Tre cose:

  • volere,
  • formarsi,
  • avere qualcosa da investire (e, diversamente da quanto credi, anche questo requisito è conseguibile da tutti, seppur in modi e tempi diversi).

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