Investimenti: la differenza tra debiti buoni e debiti cattivi

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Investimenti: la differenza tra debiti buoni e debiti cattivi

Non tutti i debiti sono uguali. E, ti dirò di più, non tutti i debiti sono cattivi. Molti sono anche buoni. Ti sembrerà un assurdità, ma così è.

Le nostre convinzioni (e qui ti spiego cosa sono, quando sono limitanti e quando invece sono potenzianti) ci portano a pensare che il debito sia necessariamente una negatività perché mette in crisi la condizione di serenità e di stabilità attuale per una posizione incerta e di debolezza nei confronti di terzi. Questo è sicuramente vero nel caso di sfizi inutili o di capricci futili, di cose non necessarie o di acquisti eseguiti da chi vuole condurre una vita aldilà delle proprie possibilità. Ecco, questi sono i debiti cattivi, quelli che, piuttosto che far confluire nuovo denaro nelle tue tasche, ti mettono nella condizione di tirarlo fuori. Insomma, i debiti cattivi sono perdite.

Un esempio tanto concreto quanto diffuso? L’acquisto di una casa di proprietà. Crediamo che stipulare un mutuo per acquistare un immobile che sarà nostro e solo nostro sia il più importante investimento delle vita. Ed invece di tutto si tratta fuorché di un investimento profittevole. Sai perché? Per due ragioni fondamentali:

  • fino a che non saldi completamente il mutuo che hai contratto, la casa non è di tua proprietà, bensì della banca o dell’istituto finanziario con cui ti sei indebitato;
  • l’esborso di denaro a cui dovrai sottoporti molto probabilmente ti impedirà di contrarre debiti buoni e di investire, così, in attività profittevoli.

Lo stesso discorso vale per tutte quelle aziende che decidono di indebitarsi in situazione di emergenza, ovvero che contraggono un debito con la banca o con un istituto finanziario per pagare un altro debito pregresso. Il più classico degli esempi? Estendo il fido bancario per pagare i fornitori. Quindi: per pagare un vecchio debito contraggo un nuovo debito, accumulando esborsi su esborsi. E il meccanismo di generazione e di incremento della ricchezza che fine fa?

 

Per approfondire leggi anche: Cos’è la ricchezza?.

 

[bctt tweet=”Debiti Buoni VS Debiti Cattivi: quando indebitarsi” username=”@GiuseppeP_Gallo”]

 

I debiti buoni

Ma oltre ai debiti cattivi, che vanno evitati, vi sono i debiti buoni, che invece sono una situazione da sfruttare a proprio vantaggio. I debiti buoni, infatti, sono debiti positivi poiché utilizzano la leva del credito per produrre nuovi soldi. I debiti buoni sono possibilità, opportunità. Sono ricavi

Torniamo all’esempio dell’abitazione privata, tanto rincorsa e agognata. Invece che acquistare una casa di proprietà, che resterà a te solo dopo aver saldato un mutuo probabilmente lungo 20 o 30 anni, potresti indebitarti per acquistare un immobile, apportare delle migliorie e rivenderlo poi dopo pochi mesi a un prezzo maggiorato. In questo caso, infatti, i soldi non tuoi per cui ti sarai indebitato ti permetteranno di ottenere un ricavo. Insomma, i debiti buoni sono investimenti.

Il medesimo discorso fatto per i privati vale anche per le aziende. Queste, piuttosto che indebitarsi per pagare un debito originario, potrebbero e dovrebbero contrarre un debito per innovare, per acquistare un macchinario o introdurre nuova manodopera, ovvero per fare qualcosa di concreto con l’obiettivo di aumentare la produzione e magari rispondere a un incremento della domanda sul mercato. Il risultato? Un aumento del fatturato aziendale e dei flussi di cassa in entrata capaci di ripagare il finanziamento acceso per introdurre un’innovazione aziendale e, alla lunga, di produrre nuova ricchezza e sarà questa, con buona probabilità, a saldare anche i vecchi debiti contratti.

 

Vuoi capire come contrarre debiti buoni e generare nuova ricchezza? Continua a seguirmi!

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